Rizziconi

Via Garibaldi e Chiesa Matrice
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Cenni Storici

 

Poche e frammentarie le notizie circa la sua origine. La scoperta nella zona di tombe greche, adorne di anfore e monete, ha fatto ritenere che, probabilmente, il luogo fosse abitato prima dell'era Volgare (o di Cristo), già dai tempi della colonizzazione greca. Durante il Seicento - da quanto pervenutoci - a Rizziconi non c'erano scuole e nemmeno "medico, cerusico e speziale e tra chierici, preti e monaci ne aveva sette su dieci". Alla fine del XVII° sec. viene indicato come un Casale, compreso nel Ducato di Terranova in Diocesi di Mileto, situato in una zona pianeggiante e paludosa con 731 abitanti, una chiesa parrocchiale di mediocre struttura e un territorio prevalentemente coltivato a "grani, granidindia, legumi, frutta, vini ed olii". Come quasi tutti i casali della Piana (allora detta di S.Martino, oggi di Gioia Tauro), Rizziconi ebbe probabilmente origine in conseguenza della distruzione di Tauriana e di Metauria (anno 950-951). Circa il nome, la notizia più antica è del 1324, a proposito del versamento di una decima ecclesiastica «a presbitero Guillelmo de Riczicone». Ma, “Rizziconi” potrebbe discendere anche dal nome della famiglia calabrese Rizzica con l'aggiunta della desinenza "oni", assai frequente nella formazione dei toponimi nella provincia di Reggio Calabria. Un'altra supposizione fa derivare il nome da un suo benefattore, Rizzo Cordopatri, o anche dal fatto che il luogo fosse denominato «I cipressi o noci di Rizzo».

 

Senz'altro dai natali storicamente più interessanti, la popolosa frazione Drosi (Drusium) a due chilometri dal capoluogo, un dì "Statio Romana" lungo la via Popilia, quella che portava «ad traiectum», all'imbarco per la Sicilia. Nel 1555 importante "commenda" del Sovrano Ordine Militare dei Cavalieri di Malta, dopo il crollo di tutte le chiese durante il terremoto del 1783, unica a risorgere è quella parrocchiale di San Martino, ancora esistente e recentemente restaurata. Fu al suo interno che nel 1936, Umberto di Savoia (Re di maggio) operò personalmente il recupero di una statua in alabastro di artista anonimo risalente al tardo '500 e raffigurante il Giovanni Battista, custodita nel museo nazionale di Reggio Calabria fino al 23.6.2007, data del suo rientro definitivo nella chiesa di S.Martino Vescovo in Drosi. Sempre del '500 e nella stessa chiesa di San Martino, a Drosi si trova ancora un antico ciborio (tabernacolo) attribuito all'artista messinese Giuseppe Bottone (1539-1575), autore di un'opera quasi identica che si trovava nella chiesa di San Nicolò di Messina.


Di diversa rilevanza, ma comunque degna di nota, l'altra frazione Cannavà, i 
cui primi insediamenti sono recenti e risalgono all'800. La vita sociale ed economica di questo piccolo centro si lega all'influenza che le famiglie dei principi Acton-Colonna (di origine napoletana) hanno esercitato sulla comunità, nel cui territorio fecero costruire le loro residenze, una cappella privata (oggi sede della parrocchia di Santa Teresa) e quelle fattorie e masserie che hanno dato lavoro a centinaia di persone nelle varie attività rurali e artigianali praticate negli estesi possedimenti.

 

A cura dell'Associazione Culturale "Novecento" - Rizziconi